Un detto napoletano

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Un mio vecchio post calza a pennello per definire i pruriti di più di un politico che in politica ci sta come i cavoli a merenda grazie ai tanti che amano fare merenda con i cavoli. Lo ripropongo perché mi sembra attuale più che mai.

C’è un breve detto napoletano che ha tutta l’incisività, l’icasticità e la potenza bozzettistica di un epigramma di Marziale. Nella sua accezione metaforica si attaglia a quell’individuo – maschio non meno che femmina – che, pur non avendo alcun ingegno, talento o dote musicale e ignorando qualsiasi tecnica strumentale in grado di trarre una sonorità perfino da un tam tam, vuol far parte della banda musicale che va suonando per il corso principale del paese in occasione della festa del santo patrono. Anzi, non solo ne vuol far parte, ma pretende di esserne a capo e quindi si pone alla testa, a mo’ di capobanda. E purtroppo, non avendo uno strumento cui dar fiato, e pur volendo in qualche modo produrre una sonorità e dare ritmo alla musica, che fa?

FA ‘E PPÉRETE ANNANZE ‘A BBANDA

ovvero fa le scoregge davanti alla banda, cercando di andare a tempo con il ritmo marziale dell’inno in atto, e innalzando, a suo parere, le sonorità flatulenti del suo ano a dignità musicale, pienamente convinto di dare un irrinunciabile contributo senza il quale il pezzo risulterebbe oltremodo scadente. Il bozzetto, ne convieni, è esilarante e l’alto valore significante è degno dello spirito epigrammatico di un G. Belli, di un Trilussa e… non voglio scomodare ulteriori classici .

Ma usciamo dalla metafora.

Il detto in questione veste a pennello chi, non avendo qualità e competenze specifiche, reclama riconoscimenti e si appropria funzioni e cariche per cui non è affatto tagliato ed è lontano le millantamila miglia dall’essere in grado di assolvere i compiti e i doveri propri del ruolo; ma, volendo tuttavia avere voce in capitolo nel consesso del quale è entrato a far parte, parla a vanvera, esprime opinioni bizantine, propone soluzioni balzane a problemi di cui neppure conosce la natura, lancia invettive incongruenti contro la parte avversa, si proclama vittima di complotto ogni volta che gli si pongono davanti le irrefutabili prove delle sue malefatte, infila strafalcioni ed errori uno dietro l’altro e insomma fa ‘e ppérete annanze ‘a bbanda.

Ne conosciamo qualcuno soprattutto in ambito politico. Per me il più degno dei rappresentanti è stato un certo senatore Antonio che al Senato c’era per farsi li razzi suoi. Di questi tempi ne abbiamo parecchi di ogni colore al governo e fuori.

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